Descrizione: Federico Motta, 2002. Napoli, Castel Nuovo, 10 dicembre – 30 gennaio 2002. Milano, 2002; br., pp. 96, 75 ill. b/n, cm 31,5×28. Proprio perchè nata a ridosso della rivoluzione industriale, ed anzi come uno degli esiti più interessanti dell’applicazione delle nuove tecnologie, la fotografia è stata in grado, più di quanto non abbia fatto la pittura, di documentare l’esistente mettendone in luce le contraddizioni. Aniello Barone in questo particolare campo dimostra non da oggi di saper svolgere un ruolo importante soprattutto perchè il suo progetto di fondo parte non solo dalla curiosità culturale ma soprattutto da quella disponibilità ad accogliere la diversità. L’immigrazione in Campania è ormai un fenomeno maturo. Essa interessa tutte le aree della regione con una concentrazione massima nei centri urbani e metropolitani e nella pianura costiera delle province di Napoli e Caserta. E’ qui che maggiormente si addensano gli immigrati delle più varie nazionalità. Il fotografo napoletano in questa sua indagine nel mondo dell’immigrazione aggiunge un’intensa partecipazione emotiva che gli consente di cogliere quanto altri non vedono con immediatezza, vale a dire i molti elementi che – al di là delle differenze esteriori – costituiscono gli elementi unificanti. Barone evidenzia come questi uomini e donne, pur vivendo la necessità del confronto interculturale, mantengono una propria identità anche esteriore che si evidenzia nelle feste, negli abiti, nel modo con cui mantengono e ricostruiscono legami anche solidi. La sua fotografia entra in queste realtà per guardarle direttamente e per farle in questo modo risaltare: basterebbe osservare l’ambientazione in interni (perch?l fotografo vuole indagare nel privato, vuole conoscere l’identità e non si accontenta dell’apparenza), l’accurato senso compositivo come la scelta della ripresa frontale per cogliere in tutto ciò il disegno dichiarato di far “parlare” le persone dando loro voce non solo in quanto oggetti di una ricerca quanto come soggetti di una realtà nuova con cui dobbiamo tutti confrontarci. Ne emerge un quadro molto ricco, nel quale la variegata presenza degli immigrati nell’area di Napoli e nella regione campana compare con tutte le sue specificità culturali, ma anche con i segni del processo di integrazione. Per questo il suo contributo è di grande originalità. Degli immigrati si parla spesso con riferimento ai problemi della criminalità e della devianza. Raramente invece li osserva nel loro vivere di tutti i giorni, nella loro faticosa normalità: la festa, il rito, la ricorrenza richiamano la sua attenzione e permettono di mettere in luce i momenti più belli della vita degli immigrati. Barone li vede nella loro dimensione di comunità ormai consolidata: “la comunità accanto”. La sequenza fotografica di Barone è introdotta da un testo di Enrico Pugliese e da uno di Roberto Mutti. Aniello Barone è nato a Napoli nel 1965, nel quartiere industriale di S. Giovanni a Teduccio dove attualmente vive. Laureato in Sociologia con una tesi sul degrado ambientale ed esperto in criminologia, da diversi anni si interessa alla relazione uomo-ambiente, accostandosi a queste tematiche tramite la fotografia. In particolare dal 1994 ha intrapreso una ricerca fotografica sulla realtà urbana e suburbana nelle aree metropolitane, ponendo in particolare la sua attenzione alle “subculture”. Collabora con quotidiani e riviste e i suoi lavori sono stati esposti in numerose città italiane. Recentemente ha pubblicato il volume “Sahrawi: la terra sospesa” (Napoli 2001). Enrico Pugliese è professore ordinario di Sociologia del lavoro presso l’Università degli studi di Napoli “Federico II” dove è Preside della Facoltà di Sociologia. I suoi attuali interessi di ricerca riguardano il mercato del lavoro e le migrazioni internazionali. Su questi temi ha pubblicato i volumi Sociologia della disoccupazione, Bologna, 1993 (premio Walter Tobagi) e Gli immigrati stranieri in Italia (con M. I. Macioti), Roma-Bari, 1995 (pre. Codice articolo 57747
Cod: 9788871793351
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